Cosa vedere in Kirghizistan? Diario di viaggio in Asia Centrale. Lost in Kyrgyzstan: il racconto e il video del nostro road trip in Kirghizistan, da Bishkek a Song Köl, fino a Karakol, ai piedi delle maestose montagne del Tien Shan.
Guarda il video del nostro viaggio: Lost in Kyrgyzstan
Lost in Kyrgyzstan! Il road trip in Kirghizistan è nato un po’ per caso, ma si è rivelato il più bel viaggio che abbia mai fatto fino ad ora. Con tutti i suoi disagi, i pensieri e pregiudizi che potevo avere, la paura di avventurarsi così tanto in così poco tempo.
La Repubblica del Kirghizistan è un luogo di meraviglie e paesaggi mozzafiato oggi inesplorati o, almeno, poco battuti dal turismo di massa. Tuttavia, i viaggiatori, commercianti e poeti di un tempo conoscevano queste terre, la Via della Seta e i sentieri che da nomadi percorrevano dalla Cina a Roma. Pietre preziose, argento, stoffe e spezie dall’Estremo Oriente passavano di qui, in un viaggio rocambolesco di caravane di nomadi e cammelli, dalla Cina a Osh, la città più antica del Kyrgyzstan, fino a Bukhara e Samarcanda, in Uzbekistan.
E se le città ancora oggi hanno più l’aspetto di villaggi, che di capitali avanzate, con un’architettura rozza tipica dell’era sovietica e centri commerciali che ostentano lussi di una accennata modernità, la bellezza delle vette imbiancate da ghiacciai, dei laghi alpini che come specchi riflettono il cielo stellato dell’Asia, delle praterie e delle colline fiorite e della steppa sconfinata è ancora intatta, spettacolare e magnifica in tutta la sua grandiosità.
Il Kirghizistan è un Paese vasto quanto due terzi dell’Italia, non ha sbocchi sul mare ed è un tesoro di gemme nel cuore dell’Asia Centrale, al confine con Cina, Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan.
Dal 1936 e fino al 1991 il Kirghizistan è stata una Repubblica federata dell’Unione Sovietica (URSS), insieme a Uzbekistan, Tagikistan, Turkmenistan e Kazakistan. Oggi è uno Stato Indipendente, ma il russo è ancora lingua ufficiale e il Paese non sembra abbia ancora oggi alcuna fretta di smantellare i vecchi sistemi, né le vecchie insegne sovietiche. Ovunque nel Paese troverete edifici in stile soviet, tributi a militari dell’Armata Rossa caduti durante la Seconda Guerra Mondiale, busti di patrioti locali e ritratti di Lenin in ristoranti e sulle facciate di fabbriche dismesse.
Il mio road trip in Kirghizistan è durato 5 giorni. Siamo Partiti dal Kazakistan in auto e percorso i luoghi più belli del Kyrgyzstan insieme a una guida e a un driver esperto.
Da Almaty (in Kazakistan) fino al confine con il Kyrgyzstan si impiegano circa 4 ore di auto (250 km).
Arrivati al confine dovrete lasciare l’auto e incamminarvi a piedi verso i controlli (l’auto e il guidatore dovranno superare i controlli in un’altra area apposita). Durante l’alta stagione la fila delle persone in coda ai controlli sul confine potrebbe essere abbastanza lunga, tanto lunga da dover restare in piedi sotto il sole o sotto la pioggia per circa un’ora. Viaggiando a Settembre, non abbiamo incontrato molte persone nel momento in cui abbiamo raggiunto il confine e in circa 20 minuti ci siamo ritrovati da un Paese all’altro, senza troppe difficoltà. Ci avevano messo in guardia dalla severità della Polizia di confine, ma gli ufficiali parlavano quasi tutti un po’ di inglese e con una ragazza italiana non hanno risparmiato un sorriso e un po’ di cordialità.
Superato il confine e rintracciato l’autista, che nel frattempo aveva ricevuto il lasciapassare, ci siamo rimessi in marcia. Dal confine alla città di Bishkek si impiega un’altra oretta, durante la quale potreste essere più volte fermati per controlli dalla Polizia locale, corrotta e in cerca di “soldi facili”. Dal confine a Bishkek siamo stati fermati due volte e con la scusa di “abbonarci” una multa ben più salata, la Polizia ci ha chiesto in totale circa 15 dollari per lasciarci proseguire. In questi casi è buona norma assecondare le richieste della Polizia e continuare senza problemi il viaggio.
Questo è il mio diario di viaggio, il racconto giorno per giorno della mia prima volta in Kirghizistan. Le foto e i pensieri scarabocchiati su un quaderno giallo, mentre cavalcavamo i rilievi di questo Stan tanto speciale. In fondo all’articolo troverete tutte le informazioni per scoprire di più sul Kirghizistan e iniziare a sognare la vostra avventura.
Giorno 1 / Almaty – Bishkek (250 km)
Circa 4 ore di auto per arrivare al confine e saltare da uno Stato all’altro, nel cuore dell’Asia Centrale. Siamo arrivati in Kyrgyzstan. Un lungo viaggio intrapreso con delle persone del posto e che, nonostante la loro presenza, non ci ha risparmiati dagli sguardi della Polizia locale e dai loro tentativi di racimolare soldi facili alla prima occasione. 26 gradi, non un alito di vento, un veloce temporale estivo che ha annaffiato come gerani spenti i tetti di baracche di latta e casolari dismessi, fabbricati sventrati e palazzine sovietiche in piedi per scommessa. Bishkek è un luogo di passaggio, fra il benessere percepibile ad Almaty e l’eleganza di alcune parti dell’ex capitale del Kazakistan, e la sconfinata e incredibile natura selvatica del Kirghizistan. Nulla da fare qui, se non godersi qualche ricco piatto locale a poco, dormire le ore che bastano a mascherare la fatica e rimettersi in viaggio. Non vedo l’ora di avere alle spalle queste strade polverose illuminate da neon e insegne stonate e raggiungere le praterie steppose disseminate di tesori e laghi di questo Paese. Domani mi aspettano ore di auto, spiedini arrostiti alla buona, la prima volta in una yurta (a 3000 mt di altezza) e un cielo stellato trapuntato di segreti.
Pernottamento: Futuro Hotel, Bishkek / 40 euro una doppia con TV, WiFi e colazione inclusa
Cena: Arzu restaurant, Bishkek / 40 euro una cena per 4 persone (bevande incluse).
Giorno 2 / Bishkek – Song Kol (290 Km – gli ultimi 50 km tutti di strada sterrata)
Burana Tower
Il primo stop del road trip, che dalla capitale del Kirghizistan ci porta al lago di Song Kol è la Torre di Burana, uno dei futuri siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO presenti in Asia Centrale. La Torre si trova a circa 80 Km da Bishkek ed è un minareto di circa 1000 anni, ultima testimonianza della antica città sogdiana chiamata Balasagun, fondata intorno al IX secolo. Oggi del sito restano la Torre di 25 metri (dimezzata in altezza rispetto alle origini e restaurata dai russi negli anni ’70), una serie di iscrizioni tombali e un piccolo museo. Non è il luogo meglio conservato che abbia visto, nonostante continui a detenere il titolo di Patrimonio UNESCO, tuttavia una visita vale davvero la pena.
Bancarelle di mele
Quattro ceste di mele sulla strada che da Bishkek ci porta al lago di Song Kul. Nessuno a vigilarle, finché non scatto la mia foto. Poi, dalla casa di lamiere e tende bianche al lato della via spunta la sagoma di una donna giovane, che accenna un sorriso, intende che non sono qui per acquistare la sua frutta e, visto che ormai è fuori dalla porta, inizia a spazzare l’uscio polveroso della sua abitazione. Una delle imprese che, per via del luogo infelice in cui ha scelto di accampare la sua casa, sa non le riusciranno al meglio. Mi porto a casa questa immagine, la sua lezione di ostinata umiltà, il suo sguardo bellissimo.
I bambini di Tokmok
Poi Valera accosta l’auto e mi fa scendere, raggiungere l’altro lato della grande via che conduce a Song Kul, nei pressi di Tokmok. Una gruppo di ragazzini vestiti per la festa è assiepato sul ciglio in attesa che i grandi si mettano a tavola e li richiamino dalla strada. Ci scambiamo biscotti e sorrisi, un “cinque” schiacciato con decisione sul palmo della mano, un’occhiolino, un abbraccio. Si mettono tutti in posa con me, prendendo in giro le mie pose, salutandomi con un “ciao” italiano che scalda il cuore a così tanti km da casa. Rientro in macchina e piango. Penso a quanto sono belli, a quanto mi hanno dato in pochi istanti, a quanto mi mancano Lorenzo e Giorgia e a quello che vorrei dirgli tutti i giorni. I bambini, hanno il potere di farti male, perché ti rivelano a te stesso, ti fanno da specchio.
Orto-Tokoy
E poi, sulla strada per Song Kul, non lontano dal villaggio di Kochkor, si dischiude davanti agli occhi come i petali salati di una rosa del deserto una riserva d’acqua smeraldina sorvolata da nuvole di zucchero filato. Le orlature dei monti del Kyrgyzistan, disegnati con matita dal tratto dolce, l’arena bianca e rosa che cinge le acque e la bassa macchia sferzata dalla brezza settembrina, creano uno spettacolo magnifico che ci ha lasciati senza fiato.
Pausa pranzo sulla strada
Ci fermiamo a gustarci un piatto caldo. La taverna è vuota e ampia, spoglia e poco invitante, tuttavia a un angolo del cortile c’è un piccolo baldacchino con 4 sedie e tende svolazzanti. È il posto dove spenderemo 40 minuti di chiacchiere e risate, dove controlleremo la mappa per l’ennesima volta e penseremo a come passare la notte, la prima notte, nella yurta. Un posto sospeso nel tempo, che per il tempo che abbiamo ci trasporta su un’isola lontana. Penso a Cefalonia, ma siamo nel cuore impetuoso del Kyrgyzstan.
Arrivo a Song Kul
I primi sguardi che incrocio a Song Kul sono quelli di una famiglia del posto, venuta fuori da una piccola yurta nella prateria per darci istruzioni e aiutarci a individuare l’area dove dormiremo stanotte. Un incontro che mi ha lasciato senza fiato, parole non ne avevo e, anche ne avessi avute, non avrei saputo comunicare il mio entusiasmo nel loro linguaggio. Eppure, quando due sorrisi schioccano, l’uno difronte all’altro, non si ha bisogno di conoscere alcuna lingua e ci siamo capiti, fra gesti e cenni col capo. Solo il tempo di salutarli, prima di risalire in macchina e raggiungere gli altri. Loro sono rimasti lì, sotto il sole di settembre ad aspettare il tramonto. Li ho cercati il giorno successivo, non li ho più rivisti.
Un cucciolo di uomo
Gli sono andata incontro come fanno a volte le barche verso la tempesta più tremenda. Uno slancio in avanti per cercare un contatto, di corsa, scesa dalla macchina dove ho lasciato gli altri. Non hanno fatto un cenno, non siamo riusciti a scambiare parole. Solo attimi di incertezze e silenzi. Il piccolo ha sei mesi, tra le mani la caramella che gli ho lasciato e che ha iniziato mangiucchiare con la carta, pacifico. La mamma non si è curata di aiutarlo, né si è accertata che non la mandasse giù per intero. Vuole che impari da solo, da subito, immagino. Ho visto gli altri bambini che vivono intorno al lago di Song Kul. Non ridono mai. Per quanti dolci e pensierini possa avergli regalato non gli ho strappato che un mezzo sorriso. Sono seri. Perché seria con loro la vita lo è dall’inizio. Poche smancerie, giornate concrete. La montagna, il freddo dell’inverno che già avanza, la conta della bestie. L’esistenza che segue i tempi della natura e disegna sul volto di queste genti bellissime paesaggi nomadi e rughe salate. Io lo sguardo di questa mamma non lo dimentico più.
La mia prima notte in una yurta
Sono a Song Kol, sulle rive di un grande lago turchese posto al di sopra dei 3.000 metri d’altezza in una steppa brulla incastrata fra le montagne spigolose del Kirghizistan, in Asia Centrale. Sono in una yurta da re, su un letto di piume e velluto rosso a godermi il tepore di una piccola stufa che un gentiluomo ha appena avviato con della legna secca. Dice che mi terrà al caldo almeno fino alle 3:00 di questa notte. Sono le 22:00, fuori è buio e le stelle hanno conquistato un cielo di sogni su questo tetto improvvisato.
Abbiamo cenato tutti insieme in una tenda riscaldata, nell’accampamento di Ak-sai Travel, dove siamo ospiti. Ci sono tavoli e sedie e tanto spazio da farci stare 20 persone. Una ricca zuppa con carne e patate bollite, riso Plov e verdure grigliate. Non ho trovato il pane tradizionale, ma delle semplici fette bianche sulle quali, alla fine del banchetto, ho spalmato un generoso strato di marmellata alle more. Tè nero bollente e un assaggio di Vodka, prima di ritirarmi nella mia sorprendente dimora.
Sono avvolta in strati di lana e ho su due calzamaglie pesanti, che non usavo dai tempi dell’Università, quando fioccavano quarzi di neve all’Aquila e le calze sotto il pigiama di flanella erano un must. Ho chiuso la cerniera del sacco a pelo, incastonato tra la brandina del letto e il piumino che ho trovato al mio arrivo. Ho i piedi caldi, il naso gelato. La sveglia è puntata alle 6:20, per non perdere l’alba che si farà attendere fino quasi alle 7:00. Poi ci sarà la colazione di gruppo, il riassetto delle yurta e la partenza per Karakol, dove ci aspettano una pensione con tutti i comfort e qualche faccia nuova che si è offerta di portarci in giro. Scrivo sul mio quaderno ancora per qualche minuto, prima che spengano le luci nelle tende e tutti si mettano a dormire e penso a quanto questo viaggio mi abbia già regalato. A quanti posti incredibili custodisca ancora questo pazzo mondo e a quanto difficile sia, a volte, credere che esistano per davvero.
Ho visto probabilmente il più bel paesaggio della mia vita, lanciato pensieri sul fondo di un lago salato avvistato dalla strada e incrociato per un attimo lo sguardo indimenticabile dei bambini del posto. Occhi a mandorla, guance paffute e bruciate al gelo, un sorriso difficile da conquistare, ma che, quando si spalanca come una rosa sul loro viso dolce, è il dono più prezioso che si possa ricevere e la giustificazione più semplice alle ore di viaggio, all’afa, al freddo, alle fatiche. Così, il Kirghizistan, quel Paese straniero che mi preoccupava un po’, in un attimo è diventato casa e mi ha accolto da Regina, sulle sponde di un lago che non dimenticherò mai.
Giorno 3 / Song Kol – Karakol (278 Km)
Risveglio nella natura
Good morning from Song Kol. Qui ci laviamo il viso, ci spazzoliamo i denti e ci diamo al make up (natural touch) oggi, a più di 3.000 metri di altezza, con una fresca brezza che colora le guance (no need for blush in Kyrgyzstan). Uno spettacolo bellissimo e un grande regalo potersi concedere del tempo lontano da ogni forma di pretenziosa “civilizzazione”. Qui si sta alla grande anche senza borotalco (per dire).
Paesaggi e visi del Kirghizistan
Lasciato il Lago di Song Kol ci siamo rimessi in marcia. Destinazione Karakol, a molte, molte ore di viaggio da qui. Intanto ci godiamo la bellezza dei paesaggi e i volti meravigliosi che per caso abbiamo la fortuna di incontrare.
Un invito speciale
Sono stata invitata a prendere il tè in questa yurta. Quando si riceve un invito in Asia Centrale è buona norma accettare, togliersi le scarpe all’ingresso dell’abitazione e prendere posto intorno alla tavola senza troppe smancerie. Di solito è il padrone di casa, o la persona più anziana della famiglia, a indicarvi il posto dove accomodarvi. Viene servito tè nero in delle scodelle di ceramica riempite solo a metà, perché il padrone di casa vuole che restiate a lungo e continuerà a centellinare il tè man mano che lo manderete giù. Sulla tavola troverete zuccheriere e coppe di miele o marmellata (composta) ai mirtilli, alle fragole, alle ciliegie. Un cucchiaino di queste addolcirà il vostro tè e vi renderà subito più simpatici agli occhi della famiglia che vi ospita. Se siete fortunati come me, da capitare nel bel mezzo di una celebrazione, allora troverete ogni sorta di torte e dolci della festa. Assaggiate quelli che vi incuriosiscono di più e manifestate tutto il vostro piacere e ringraziamento alla cuoca. Può capitare che vi venga servito del kymyz, latte di cavalla fermentato. Buona norma vuole che non rifiutate. Bevetene un sorso e accennate un sorriso, nonostante il sapore acido e pungente di questa particolarissima bevanda. Le donne non stringono la mano, siedono a terra con le gambe disposte su un lato e non poggiano mai i gomiti sulla tavola. Gli uomini salutano e ringraziano con una decisa stretta di mano, siedono a gambe incrociate e in genere accompagnano il pasto con un sorso di vodka. È stata una incredibile esperienza, piena di emozione e generosità. Un’occasione unica e speciale per sentirmi davvero parte della vita che scorre semplice in questo paese.
Un indaffarato molto paziente
Ci fermiamo sulla strada perché voglio comprare biscotti e caramelle per i bambini che vivono nei villaggi. La bottega è una scatola di latta con finestre affacciate su un piccolo cortile e pile di patate e cipolle dietro alla cassa. Dolciumi ne hanno, impacchettati come bomboniere, con carta lucida color oro e carminio. Quelle che indico sono gelatine alla ciliegia. Le più buone, mi assicura la signora che si dà un gran daffare per guadagnarsi il bottino della giornata. Il resto della spedizione ne approfitta per chiedere conferme riguardo all’itinerario, io sorrido al bimbo seduto alla luce ed è subito complicità. Vuole che contiamo insieme i chicchi di riso che ha nel sacchetto. Probabilmente un gioco inventato dalla mamma per tenerlo occupato per un po’. Dobbiamo rimetterci in cammino e non potrò aiutarlo a portare a termine la sua missione, ma gli lascio una carezza e tutto il mio incitamento. Sono questi gli attimi più belli di un viaggio. Quegli occhi che per poco hai incontrato e che avrai sempre addosso, come il più prezioso ricordo.
Sosta a Issik Kul e al Canyon Fairy tale / Arrivo a Karakol
Ancora un po’ di strada e saremo a Karakol. Ne approfittiamo nel frattempo per perdere lo sguardo all’orizzonte sul immenso lago di Issyk Kul e per avventurarci tra le dune di sabbia e terra rossa di un Canyon speciale. A circa 110 Km da Karakol si trova lo Skazka Canyon (Ckacka) o Fairy Tale Canyon, un luogo di formazioni rocciose modellate dal vento che hanno assunto forme bizzarre e “mostruose”, dall’aspetto di draghi e serpenti. La sosta dura circa 20 minuti (se non volete avventurarvi troppo) e vale davvero la pena.
Pernottamento: Hotel Amir, Karakol. Circa 50 euro a notte per una doppia con TV, WiFi e colazione.
Giorno 4 / Karakol
Alfieri kirghisi su un ciuchino d’argento
Karakol è una piccola cittadina ad est del Kyrghizistan, sorge sulle sponde del del vasto lago salato di Issyk-Kul e ai piedi della catena del Tien-Shan, le cui vette più grandiose sfiorano i 7.500 metri di altezza e rappresentano il confine naturale con la Cina (a soli 150 km da qui). La vita a Karakol scorre pacifica. La quarta più grande città del Kyrgyzstan è in realtà poco più che un villaggio. Di case disposte su strade ampie e squadrate costruite da russi e che sembrano non esser cambiate di una virgola dalla fine dell’era sovietica. Nessun rumore da allora, nessuna miglioria.
Karakol profuma di artemisia. Dai suoi pascoli a 1.600 metri d’altezza si diramano sentieri che raggiungono ghiacciai e cime altissime, tra cui quelle sempre innevate di Jengish Chokusu e Kan Tengri. Pastori a cavallo dirigono come maestri d’orchestra greggi belanti su per le colline fiorite e al tramonto le riportano a valle, dove finiscono per disperdersi in strada, fra macchine sferraglianti che non hanno fretta di svincolarsi nel traffico degli animali e che partecipano alla cerimonia come a un santo rituale. Quelli che non sono affaccendati in casa, sono le vecchie di quartiere a fare due passi, i contadini a rincasare le bestie, i bambini a godersi gli ultimi istanti di luce fra i calci a una palla sgonfia e poche leccornie da dividersi sul selciato polveroso di una abitazione vicina.
Per tutti, la zona intorno al grande parco della città è luogo di ritrovo. Uno spazio verde e incolto di rose e arbusti affusolati che sussurrano al vento. Erbacce e margherite, panchine di legno sverniciate e busti di eroi locali caduti in guerra. È qui che mi trovo anch’io. Rientro a casa dopo la fatica di un giorno e sono ferma allo stop di un semaforo che impiega troppo a darmi il via. Troppo tempo per qualcuno che non sa aspettare più. Il tempo necessario per catturare uno dei momenti più belli del mio grande viaggio in Asia Centrale.
Lo sfondo non esiste. Tutto è sfocato in questa foto, a parte loro che, sfrecciando come cavalieri stellati su un ciuchino d’argento alzano polvere lungo il viale e se la ridono alla mia reazione.
Tutto è sfocato in questa foto, a parte loro, perché in un istintivo movimento dello sguardo ho voluto seguirli e così il mio polso. Sarei saltata insieme a loro su quell’asino vecchio e insieme a loro cavalcato nella steppa. Ma mi hanno lasciata lì, con un sorriso da trota e questa foto che non svanisce più.
“Любимая” – Lyubimaya – gridavano. Ah, c’avessi creduto.
Un museo storico
Un angolo di uno dei musei più importanti del Kyrgyzstan, quello dedicato a Nikolay Mikhailovich Przhevalsky, geografo russo tra i primi esploratori dell’Asia Centrale. Fino al 1991 Karakol si è addirittura chiamata Przhevalsk, in suo onore. Un museo piccolo, raccolto tutto in un tempietto bianco all’interno di un parco affacciato sul lago di Issyk Köl.
Il mercato di Karakol
Checking Instagram. Uno scatto rubato al mercato giornaliero di Karakol. Un vociare confuso, passi lenti, buste della spesa gocciolanti di bellezza e grappoli d’uva matura che luccicano al sole. Gli ambulanti che invecchiano dietro a un banco lanciano saette ai figli sfaticati. Qualcuno se la svigna tra la folla, qualcuno si affida al WiFi.
Giorno 5 / Karakol – Almaty (380 Km)
Arrivederci Kirghizistan
Lasciamo Karakol e ci rimettiamo in viaggio. In poco tempo raggiungiamo il confine e superiamo i controlli. Alla frontiera i militari Kazaki non hanno molto lavoro da fare. Oggi ci siamo solo noi a varcare il confine, con i nostri passaporti lucenti e la speranza di svignarcela in fretta. Siamo di nuovo in Kazakistan e, anche se resterò in Asia Centrale ancora per qualche giorno, sapere di dover salutare un Paese tanto bello e che mi ha accolta con tanta generosità mi lascia un nodo alla gola.
Sulla strada per Almaty i ricordi di questi giorni si fanno strada tra tutti gli altri. Ma non c’è tempo, perché siamo ancora in viaggio e la nostra guida ci tiene a mostrarci il Canyon di Sharyn (Charyn Canyon). Il Canyon si trova a circa 200 km da Almaty ed è una delle attrazioni più popolari del Kazakistan. Non ero mai stata in un Canyon, non avevo mai sognato di visitarne uno, ma devo dire che la natura ha le sue meraviglie che lasciano sempre senza fiato. Uno spettacolo che mi ha tolto le parole, non solo per il gran caldo e il sole che picchiava forte, ma per la dimensione delle formazioni rocciose, per la gola scavata nella roccia e per le acque verdi del fiume di Sharyn che scorrono veloci. Un addio perfetto al nostro road trip, a questi 5 giorni di bellezza e condivisione, di sorrisi e incertezze, di slanci e incontri indimenticabili.
Nome: Repubblica del Kirghizistan
Capitale Khirghizistan: Bishkek
Popolazione: 5.400.000
Fuso orario Kirghizistan: + 4 ore rispetto all’Italia ( +5 ore quando in Italia vige l’ora solare)
Lingua: il Russo è la lingua ufficiale, il Kyrghiso la lingua di Stato.
Moneta: som (1 euro = 76,91 som – settembre 2016)
Prefisso Kirghizistan: +996
Regioni del Kirghizistan: Chuy, Naryn, IssykKol, Talas, Osh, DjalalAbad, Batken
Religione ufficiale: musulmana sunnita; con minoranze di cristiani ortodossi.
Dove si trova il Kirghizistan: si trova nel cuore dell’Asia Centrale, non ha sbocchi sul mare e confina con Kazakistan, Cina, Tagikistan e Uzbekistan.
Visto Kirghizistan / Visa Kyrgyzstan
- I cittadini italiani non hanno bisogno di visto per il Kirghizstan se viaggiano per turismo e/o affari e soggiornano nel Paese per meno di 60 giorni. Per soggiorni più lunghi si può ottenere il visto direttamente all’ingresso nel Paese (ma non vorrete correre di certo questo rischio), oppure richiederlo per tempo (impiega circa 7 giorni ad essere emesso) all’Ambasciata del Kazakistan a Roma, che rilascia il visto d’ingresso in mancanza di una sede consolare del Kirghizistan nel nostro Paese.
- I cittadini italiani che viaggiano in Kyrgyzstan hanno bisogno del Passaporto, con validità residua di almeno tre mesi dalla data d’ingresso nel Paese.
Viaggiare sicuri Kirghizistan
Non ho trovato criminalità in Kyrgyzstan (ovviamente bisogna sempre avere occhi ben aperti in luoghi affollati come nei mercati, e questo un po’ ovunque nel mondo), ma quello della corruzione della Polizia, che dovrebbe garantire sicurezza e protezione nel Paese, è un prominente e serio problema.
Clima Khirghizistan
Il clima in Khirhizistan è di tipo continenatale, con inverni freddissimi ed estati torride, ma con temperature più sopportabili in alta quota. Il Kirghizistan è un Paese per il 90% costituito da rilievi montuosi, con un’altezza media che supera i 2.600 metri e con vette che raggiungono i 7.000 perennemente coperte da ghiacciai. Non ci sono pianure, solo montagne, o colline che vanno dai 500 ai 2000 metri.
Quando andare in Kirghizistan
Il periodo migliore per visitare il Kirghizistan è quello che va da maggio a giugno, quando i ghiacci dell’inverno fanno spazio alla fioritura e non ci sono ancora turisti in giro; ma anche settembre è un mese perfetto, quando le temperature piacevoli dell’estate ormai alle porte regalano giornate assolate e fresche. Luglio ed agosto sono mesi ideali per soggiornare nelle yurte tradizionali e per darsi al trekking, ma il caldo potrebbe affaticarvi.
Io ho visitato il Kirghizstan a metà settembre ed ero a maniche corte. Ho solo avuto bisogno di un maglione di lana e di una giacca a vento quando ho dormito nella yurta a Song kol. Non ha mai piovuto nei 5 giorni del road trip e la temperatura si è tenuta intorno ai 20-25 gradi a quote intorno ai 1.500 metri.
Cosa portare in Kirghizistan
- Passaporto e copia dei documenti.
- Copia stampata della pagina web in cui si dice che i cittadini italiani non hanno bisogno del Visto d’ingresso (potrebbero provare a “fregarvi” durante i controlli al confine e obbligarvi a pagare un visto di cui non avete bisogno).
- Moneta locale (le carte di credito non le userete mai. Ci sono sportelli bancomat a Bishkek e Karakol; non ne troverete altri durante il viaggio).
- Scarpe da trekking.
- Occhiali da sole.
- Burro cacao.
- Berretto di lana, guanti, sciarpa e piumino (se pensate di dormire a quote alte, magari in una yurta).
- Un buon libro per ingannare le ore senza WiFi.
- Scorte di acqua.
- Caramelle e giochi per i bambini del posto.
Viaggi organizzati Kirghizistan
Ho avuto la fortuna di avere una guida che conosce questi posti e che ha organizzato il viaggio per noi. Io ho pianificato l’itinerario, scelto i luoghi che avrei voluto visitare, lui ha ingaggiato Valera, il miglior autista del mondo e arrangiato le sistemazioni a Bishkek, Song Kol e Karakol. Grazie a Vladimir, fotografo russo ed ex campione di alpinismo (ha vinto anche il titolo di Leopardo delle Nevi durante la sua carriera e in Kazakistan c’è una vetta che porta il suo nome) siamo così riusciti a risparmiare metà (!) della spesa che avremmo dovuto sostenere affidandoci a un’agenzia di viaggi del posto. Complessivamente, per i 5 giorni di road trip in Kyrgyzstan (per me, Timur e i due accompagnatori) abbiamo speso circa 900 dollari.
Le spese includono:
- Auto (Toyota Land Cruiser) con aria condizionata + carburante
- Sistemazioni (in yurta e hotel) e pasti per guida e autista
- Pernottamento a Bishkek presso l’Hotel Futuro – 1 notte (WiFi, TV e colazione inclusa)
- Pernottamento in yurta presso l’accampamento di Ak-sai Travel – 1 notte (con cena e colazione incluse
- Pasti e bevande per noi e per i nostri accompagnatori per tutta la durata del viaggio
- Ingresso al Canyon di Charyn (Kazakistan) durante il ritorno da Karakol ad Almaty.
Le spese non includono:
– Acquisti personali
– mance per guida e autista
– Pernottamento a Karakol presso l’Hotel Amir – 2 notti (WiFi e colazione inclusa)
CONTATTI
Driver / VALERA IZMAYLOV
In caso abbiate bisogno di un’autista esperto a cui affidare la vostra vita fra le montagne e gli impervi sentieri dell’Asia Centrale, Valera è una persona affidabile e puntuale alla quale rivolgersi (ricordate che al costo del tour va sempre aggiunta la mancia). Potrete scrivergli (in inglese o in russo) a: valtoycruz@mail.ru
Agenzia / AK-SAI TRAVEL
Se avete un budget sostanzioso e dell’organizzazione del viaggio volete se ne occupi un’agenzia specializzata, scrivete al team di Mrs Elena Kalashnikova (che io ho conosciuto di persona al TTG di Rimini nel 2015 e rivisto nel 2019). Ak-sai Travel è un’agenzia di viaggio locale con anni di esperienza, organizza tour, escursioni e viaggi personalizzati. info@ak-sai.com
20 comments
B E A U T I F U L ! ! !
Thank you so much! :) Happy you liked it!
Che meraviglia! Mai avrei pensato che una terra dal nome impronunciabile e che non saprei collocare bene sulla cartina mi potesse affascinare così tanto. E il video meraviglioso! Complimenti per l’avventura ;)
Tutto molto bello ed interessante: storia, foto e video.
Complimenti!
Deve essere stato un viaggio fantastico.
Avevo pianificato altra roba per il 2017. Sei contenta che adesso voglio andare lì e mi hai scombussolato tutto!? :D
Fantastica, come sempre.
Post utile e ben scritto, foto stupende, video… Senza parole.
Grazie <3
un video stupendo, vi siete superati!! complimenti :)
muy bueno tu trabajo recien te descubro !!!!felicitaciones!!!
Ciao Sara! I found your blog after you added me on instagram and my eyes nearly fell out of my head when I saw all your gorgeous Central Asia photos. I’m really loving this blog (capisco benissimo l’italiano ma non sono di madre lingua, scusa se ti scrivo in inglese). I’m based in Edinburgh now, but I lived in Almaty for a year with my partner who studies the region and although I traveled around in the more accessible parts of Kyrgyzstan (Bishkek, Issyk Kul) I missed out on so much, Song Kol included. This post is really inspiring me to go back.
Complimenti per il video. WOW.
Ciao Erica! WOW! Anche io vivo a Edimburgo ora e Timur è nato ad Almaty :)
I fell in love with the Central Asian countries and I hope to come back soon. I would also love visiting Uzbekistan. Have you ever been? And the food… do we need to talk about the food? :) Can’t wait to eat shashlik and plov again.
Happy to follow you on Instagram, maybe we can meet one day.
Why do you speak (and write) so well in Italian?
Thank you for your beautiful message!
Sara
Oh, don’t even get me started on Uzbekistan. I planned an entire trip through Tashkent, Samarkand and Bukhara, and even had a friend who wanted to host us in Karakalpakstan. It was the opportunity of a lifetime, but we couldn’t get a visa in time because of some issues with the embassy in Kazakhstan. I’ve been dreaming of it ever since.
Parlo italiano grazie a mio marito, nato e cresciuto in Sicilia. Lui parla inglese quasi meglio di me, ma l’italiano mi serve ogni tanto per visitare i miei suoceri :)
Comunque, continuero’ a seguire il tuo blog. Magari un giorno raggiungeremo l’Uzbekistan!
Hi
Thanks for cool video about Kyrgyzstan! and congrats about that competition you win!
I used it for my pages and youtube channel for promotion tourism in Kyrgyzstan here are some links
I am really sorry but my content manager forgot to inform you about using your video. I just received notification from youtube about content misusage. when we posted your video we upload it first to show it to our tourist in the busses and after content manager did posted it directly to our channel. now we used just link to your channel. hope you dont mind. we are asking for your permisiion to use it on our channels.
and agan really really sorry if we made you sad anyhow with that actions
Best regards,
Maksat Konushaliev
MAKS Tour manager
Hi Maksat, thank you for your kind message. Unfortunately, we can’t permit the use of our video as it will breach copyrights. You can share the link from our Vimeo and Youtube channels. We really loved Kyrgyzstan and hope to come back soon. Thank you again, all the best for you, Sara & Timur.
Gentile Signora Sara Izzi Buongiorno !
Sono in Kirghizia dall’Agosto 2018 e voglio risiederci con mia Moglie definitivamente !
Ho lavorato per 36 anni come Direttore Tecnico di una Ditta Svizzera (Ticino) ed ora ormai 80enne non voglio più vivere in Italia ! Congratulazioni per il suo Viaggio ben documentato con fotografie bellissime ed informazioni interessanti.
Grazie e se ripassa ci contatti ! ! !
Ciao Sara, grazie per aver condiviso il tuo racconto di viaggio e tante utili informazioni!
Ricordi in quale campo hai pernottato a Song Kol? Stiamo organizzando un viaggio in Kyrgyzstan e ci piacerebbe fermarci sulle sponde del lago. Grazie
Ciao! Sì, l’ho scritto nel post, lo trovate in fondo all’articolo: Agenzia AK-SAI TRAVEL.
Buon viaggio, ragazzi.